giovedì 23 febbraio 2012

Maschio o Femmina? Donna o Uomo, questo è il problema!

Se cerchiamo su Google due parole strane “pari opportunità”, ci imbattiamo in una curiosa paginetta che cura le norme ed i principi dell’unione europea: http://europa.eu/legislation_summaries/employment_and_social_policy/equality_between_men_and_women/index_it.htm.
A questo indirizzo troviamo scritto quanto segue: “L'uguaglianza tra le donne e gli uomini rappresenta uno dei principi fondamentali sanciti dal diritto comunitario. Gli obiettivi dell'Unione europea (UE) in materia di uguaglianza tra le donne e gli uomini hanno lo scopo di assicurare le pari opportunità e l'uguaglianza di trattamento tra donne e uomini, nonché di lottare contro ogni discriminazione basata sul sesso. In questo settore, l'UE ha seguito un duplice approccio, associando azioni specifiche e « gender mainstreaming ». Questo tema presenta parimenti una forte dimensione internazionale in termini di lotta contro la povertà, di accesso all'istruzione e ai servizi sanitari, di partecipazione all'economia e al processo decisionale, nonché di diritti delle donne in quanto diritti dell'uomo”.
Ma cosa vogliono dire queste parole? Cosa significa pari opportunità? E cosa si intende per gender mainstreaming? E soprattutto tutte queste parole e concetti sono applicati nella vita quotidiana?
Cominciamo dalle definizioni!
Pari Opportunità: significa dare a tutti (senza differenza di sesso, religione, tendenze sessuali, handicap, etc) le stesse opportunità nella vita, in particolare in ambito sociale e lavorativo.
Gender mainstreaming: significa mettere il genere al centro della corrente. È un termine usato per le politiche europee e statali che hanno come oggetto il raggiungimento di un determinato obiettivo: considerare “le differenze esistenti tra le situazioni di vita, le esigenze e gli interessi rispettivamente degli uomini e delle donne, in tutti i programmi e gli interventi economici e sociali”.
Tutti i programmi e le misure da adottare devono pertanto conformarsi all'obiettivo della parità tra uomini e donne ed essere valutati in base agli effetti che producono sul rapporto di genere, riuscendo a promuovere l’equità dei generi. (http://e-learn.provinz.bz.it/data/copernicus/lm_data/lm_9875/definition/gender_mainstreaming.html).
Sapere che esistono politiche con tali finalità è sicuramente rassicurante, eppure, sempre di più, mi rendo conto di come sia diversa la realtà.
Dopo il femminismo, il maschilismo, il sessismo, e tutti gli ismi vari ed eventuali correlati, la condizione della donna nella società risulta ancora complicata. Una donna oggi può lavorare o avere una famiglia, oppure può scegliere l’una e l’altra cosa contemporaneamente.  Una donna può indossare una minigonna, o un bel tailleur, etc.
Ma alla fine di tutto questo una donna resta, prioritariamente (almeno secondo me) un oggetto sessuale, e come tale o deve essere completamente svestita o totalmente celata.
Riuscire a capire le motivazioni di questo  dato  di fatto non è facile. In parte potremmo cercare di capire tutto riconducendo la questione  alla differenza che intercorre tra il sesso e il genere e alcune teorie sociologiche inerenti ai processi di socializzazione.
Insomma un sacco di parolone che in sintesi riassumono quanto segue: parti delle reali differenze che intercorrono tra uomini e donne non sono dovute al sesso (ovvero se nasciamo maschi o femmine), ma derivano dal genere. Cioè dalle differenze sociali che vengono create intorno al sesso, come conseguenza della educazione ricevuta.

Essere maschi o femmina  può  fare poca differenza. Appartenere al genere Donna o Uomo, invece, si. Educare un bambino o una bambina a giocare con un gioco o un altro, a vestire con un colore diverso, può contribuire a cambiare le cose.
Provare, oggi,  a riflettere su tutto questo è sicuramente un passo avanti.

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