venerdì 24 dicembre 2010

Una leggenda natalizia

Era la vigilia di Natale ed in fondo alla cappella una bambina messicana di nome Lola pregava piangendo perché non aveva niente da offrire a Gesù, nemmeno un semplice fiore da mettere ai piedi del Presepe.

All'improvviso la bambina vide un forte bagliore, era la luce che emanava il suo angelo custode che, intenerito dalle lacrime e dal dolore della bambina si palesò a lei per rassicurarla e le disse che Gesù conosceva l'amore che era racchiuso nel suo piccolo cuoricino e che sarebbe stato sufficiente portare in Chiesa solo qualche fiore raccolto sul bordo della strada.


Lola rispose che sulla strada c'erano solo erbe cattive e l'angelo le rispose che non si trattava di erbe cattive ma di piante e che l'uomo ancora non conosceva le intenzioni del Signore. 


Lola uscì dalla cappella e qualche minuto più tardi vi rientrò con un mazzo di erbe che depositò con rispetto davanti al presepe in mezzo ai fiori che gli altri abitanti del villaggio avevano portato. Poco dopo avvenne il miracolo che aveva preannunciato l'angelo: le erbacce portate da Lola si trasformarono in bellissimi fiori rossi.

Da quel giorno le stelle di Natale in Messico sono chiamate "Flores de la Noche Buena" cioè 'Fiori della Santa Notte' ed ancora oggi questa pianta viene utilizzata come simbolo del Natale, come buon auspicio per i mesi a venire grazie ai colori accesi e gioiosi che richiamano la primavera, periodo di semine e raccolti.

Auguri e Buon Natale

mercoledì 8 dicembre 2010

Elena, la bella.

Abbiamo già detto che, secondo una versione del mito, Elena è il frutto dell'unione tra Leda e Zeus.
La storia di Elena è diventata leggenda: la sua bellezza indusse molti uomini a contenzioso. Molti litigarono per avere la sua mano  ed altri si adoperarono per infrangere  promesse. Fra scontri e duelli, la storia di Elena è avvincente, ma anche immensamente triste, poiché la sua colpa più grande fu quella di essere la più bella. 
Sto leggendo adesso un libro capace di ricreare l'atmosfera e l'origine di questa storia parafrasando i versi dell'Iliade in prosa. Il libro in questione è La guerra di Troia di Lindsay Clarke, edito da Sonzogno. 


Riporto qui di seguito alcune frasi.

"Nella quiete di quello spazio marmoreo, tutto ciò che sentivano del boato degli eserciti mentre guardavano i due uomini combattere era un sussurro, simile al mormorio del mare. Poi,  la luce delle finestre si oscurò, le nubi si addensarono, e udirono la pioggia battere sulle tegole. In quel momento si scambiarono uno sguardo e, anche se nessuno dei due parlò, Priamo avrebbe voluto confessare di aver dato ordine che, se il figlio fosse stato ucciso in battaglia, anche a Menelao non doveva essere permesso di uscire dallo scontro in trionfo. Voleva dire alla bella, silenziosa donna seduta davanti a lui che, se entrambi i suoi mariti fossero morti, si sarebbe occupato di lei fino alla morte. Ma temeva che avrebbe reagito male alla notizia, così rimase in silenzio, ad aspettare, come Elena, di sapere quale destino la saggezza degli dei avesse scelto per loro. [...] Poi, non restò loro che guardarsi, come stranieri ostili, ciascuno consapevole del tradimento dell'altro, pure rifiutando interiormente quella realtà. "Cosa avete fatto?" chiese Elena. "Avreste voluto vederli uccisi tutti e due? Non c'è più onore a Troia?". Priamo alzò le mani, in un vano gesto che sembrava indicare che l'onore era diventato introvabile ovunque. Ed Elena si alzò dicendo: "Devo andare da mio marito", ma mentre quella parola le usciva di bocca, non sapeva bene di quale uomo stesse parlando. Il respiro le tremò in gola, mentre avvertiva la crescente certezza che non c'era più alcun rifugio sicuro".

Questa storia è al fondamento di uno dei testi primordiali della cultura occidentale, per riscoprirla e comprenderla non  è  mai troppo tardi, anche con mezzi e scritti più moderni ed accessibili.

Lisa

La storia di Leda e il Cigno tra mito, arte e libri.

C'era una volta quel bel tempone di Zeus, che si dilettava ad amoreggiare impunito con donne bellissime, mortali o immortali.
Ora c'è da dire che un giorno Zeus vide la Regina di Sparta, Leda, mentre faceva il bagno in un laghetto; invaghitosene,  si avvicinò con le sembianze di un cigno e si unì a lei.
Secondo i miti e le leggende, che raccontano di quell'unione, da quell'erotico e inconsueto incontro nacquero i Dioscuri, Castore e Polluce, mentre secondo altre versioni nacque Elena, la donna più bella tra i mortali. 

Il mito di Leda e il Cigno rimane uno dei più celebrati, anche grazie al contributo di molte rappresentazioni artistiche. Tra queste una delle più famose e tramandate è l'opera di Leonardo Da vinci.

Io non sono una grande intenditrice di arte pittorica e non saprei commentarvi, come dovuto, tale contributo..... Ma se voleste approfondire, vi consiglio la lettura di un libro molto bello: un romanzo para-storico di Karen Essex, intitolato I cigni di Leonardo, edito dalla Bompiani. 
In questo libro, ambientato tra il 1489 e il 1506,  in realtà si parla molto delle vicende di  Beatrice e Isabella d’Este, di Ludovico il Moro, duca di Milano, e di Francesco Gonzaga, signore di Mantova, ma sullo sfondo vengono narrate le gesta del Maestro e Genio Leonardo, mentre presta il suo talento per le diverse corti italiane ed europee.

Il mito di Leda e il Cigno racconta di un incontro di passione, passione che ha saputo ispirare nel tempo altre storie e altri miti, che meritano attenzione.

Lisa


martedì 7 dicembre 2010


Saggio è colui che sa di non sapere



Socrate

Verità


Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario.

(George Orwell)

lunedì 6 dicembre 2010

" Ma gli Elfi non sono immortali?"

Dal Libro L'ultimo Orco


"Ma gli Elfi non sono immprtali?"  domandò qualcuno.
"Solo quando li lasciano campare" rispose Lisentrail, che sapeva sempre tutto di tutto.
"Se uno li ammazza crepano come noi".



.........."Mia Signora, ve ne prego, non negatemi né il miele del vostro sorriso, né quello che versate sui filetti di orata, perché per averne goduto, io attraverserò i cancelli del tempo e della morte, andrò dall'altra parte delle stelle e del vento, dove le parallele s'incontrano e i numeri terminano, e quando vi sarò giunto canterò le vostre lodi e ringrazierò per la mia fortuna, perché lo scambio sarà stato a mio favore. Mia signora, l'immortalità è il dono maligno che ha perduto la mia stirpe. I nostri corpi inviolabili, incorruttibili come il sasso, come il diamante, come il ghiaccio che resta intrappolato nei crepacci che il sole non riesce a scaldare e dove la primavera non arriva mai, ci hanno reso talmente fragili che siamo periti. siamo rimasti immobili, spaventati dalla vita che è per definizione  cambiamento e distruzione e, uno dopo l'altro, siamo morti. Il mio popolo è scomparso perché gli è mancato il coraggio di accettare la morte, che era l'ultimo dono tra quelli che l'universo ha fatto ai viventi. [...]
Mio unico amore, quando parlerò come il vecchio pescatore o il sole ustionerà la mia testa rimasta implume come un gabbiano neonato, veramente mi amerai di meno? Anche il tuo viso e il tuo sorriso cambiano conservando il ricordo del sole che ha bruciato la tua pelle, mentre cercavi i granchi che mangiamo insieme, è per questo che il mio amore per te non resta uguale, ma ogni giorno cresce, è per questo che la felicità della tua presenza di giorno in giorno diventa più grande e più piena di luce. Il tuo corpo porterà i segni dei nostri figli, i tuoi capelli quello del tempo che abbiamo trascorso tenendoci per mano. Da quando so che sono contati, i giorni hanno moltiplicato il loro splendore; il movimento enorme delle stelle delle maree e quello piccolo di un filo d'erba che cresce sono diventati misurabili perché ora il tempo ha un valore. Mia signora il vostro sguardo ha l'orgoglio di un volo di falchi e la tenerezza del riflesso del sole nell'acqua. La vostra testa si alza sulle spalle con la forza invincibile delle onde e la dolcezza con cui il mare si rompe sulla sabbia nelle più placide nelle sere d'estate. Il sorriso con cui vi chinate sulla vostra bambina contiene la luce stessa del sole che scalda la terra. Il sorriso che avete quando io mi chino su di voi ha il mistero della luce della luna che rimbalza lieve tra le nuvole e le onde"...............

Silvana De Mari

La forza delle Storie: tra fantasia e speranza

C'è una autrice italiana che si chiama Silvana De Mari, che con quattro libri dedicati agli ultimi (elfo, orco, incantesimi e profezie), ha scritto una storia bellissima, narrando di un tempo lontano e di regni fantastici. L'autrice in questione non è solo una scrittrice, ma anche un medico, che in particolare si occupa di psicoterapia.
Queste storie, questi quattro romanzi, ci raccontano della storia di Roby, di Yorshkrunsquarkljolnerstrink, detto Yorsh, di Rankastrail e di Aurora, di Erborow (il Drago, la baia e la bambina), di Joss e di Arduin. Ci racontano di Inskay il nano, di Orchi e Orchesse, e di Chiara.....e di tanti altri amabilissimi personaggi.
E dietro ciascuna storia si nascondono messaggi importanti, contro la discriminazione razziale, di status sociale e di genere. E soprattutto dietro ogni personaggio si nasconde un insegnamento: la forza delle storie per salvare le persone,  la forza del teatro per educare ad amare.

Raccontare la storia di tutti questi personaggi e la trama di questi quattro romanzi sarebbe un'operazione lunga e forse poco produttiva ai fini di enfatizzare e descrivere questa scrittrice.
L'Ultimo Elfo, L'ultimo Orco, Gli ultimi Incantesimi e L'Ultima Profezia del mondo degli uomini mi hanno regalato emozioni e pensieri che da tempo non avevo trovato. Ma ancora di più mi hanno regalato dei personaggi, che come dice Mino Milani, sono diventati compagni della mia vita.

Insomma una nuova quadrilogia fantastica, che come solo i grandi maestri del fantasy sanno fare, racchiude in sé un insegnamento di vita ed un messaggio importante oltre le maschere descritte.

Per chi poi volesse approfondire la conoscenza di questa scrittrice, ci sono altri libri da conoscere......
Lisa