venerdì 7 gennaio 2011

Homo faber fortunae suae

Ad un certo punto della storia umana, precisamente intorno al 1400, venne elaborata una nuova concezione della vita: l'uomo al centro dell'universo. L'essere umano venne concepito come soggetto pensante, capace di essere artefice del proprio destino, libero di scegliere e di sbagliare. Questa concezione venne definita umanesimo e uno dei supi promotori e idetatori fu Giovanni Pico della Mirandola. Questa visione dell'essere umano è stata alla base della evoluzione della civiltà occidentale, spesso però esasperata. Mi faceva piacere riproporla.




Dal De dignitate hominis

"Stabilì, dunque, il sommo Artefice, dato che non poteva dargli nulla in proprio, che avesse in comune ciò che era stato dato in particolare ai singoli. Prese pertanto l'uomo, fattura priva di un'immagine precisa e, postolo in mezzo al mondo, così parlò: «Adamo, non ti diedi una stabile dimora, né un'immagine propria, né alcuna peculiare prerogativa, perché tu devi avere e possedere secondo il tuo voto e la tua volontà quella dimora, quell'immagine, quella prerogativa che avrai scelto da te stesso. Una volta definita la natura alle restanti cose, sarà pure contenuta entro prescritte leggi. Ma tu senz'essere costretto da nessuna limitazione, potrai determinarla da te medesimo, secondo quell'arbitrio che ho posto nelle tue mani. Ti ho collocato al centro del mondo perché potessi così contemplare più comodamente tutto quanto è nel mondo. Non ti ho fatto del tutto né celeste né terreno, né mortale, né immortale perché tu possa plasmarti, libero artefice di te stesso, conforme a quel modello che ti sembrerà migliore. Potrai degenerare sino alle cose inferiori, i bruti, e potrai rigenerarti, se vuoi, sino alle creature superne, alle divine".


L'uomo è posto al centro dell'universo e coltivando i propri talenti può plasmare il proprio destino.

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